Quattro interviste alle imprese del settore movimento terra per sondare, sul campo, l'impatto del Covid-19 su questo specifico comparto
Un giro d'Italia attraverso i cantieri per comprendere da vicino l'approccio all'acquisto di MMT
Quellidelmovimentoterra.it si è interrogato sugli effetti del Covid-19 sul settore e, a partire da maggio, ha lanciato dei sondaggi nel Gruppo Facebook di QDMT per scattare una “fotografia” della situazione post Covid.
QDMT ha intervistato 4 tra le imprese che hanno partecipato al sondaggio, dislocate lungo la Penisola – dal Friuli Venezia Giulia alla Calabria, passando per la Toscana e l’Abruzzo – e pertanto rappresentative del variegato territorio nazionale. Le differenze da una zona all’altra sono nette, segno che l’area di appartenenza, volente o nolente, condiziona il mercato. Ecco cosa è emerso.
I sondaggi del Gruppo Facebook di QDMT
Il primo sondaggio, lanciato a fine maggio, chiedeva cosa fosse cambiato per le imprese e per i progetti. Le possibili risposte erano sei:
- è cambiato poco o nulla, abbiamo molto lavoro
- è cambiato poco o nulla, ma abbiamo poco lavoro
- abbiamo avuto un incremento di lavoro
- questa quarantena ci ha messo in ginocchio
- abbiamo dei cantieri ancora bloccati
- prima andava bene, ma ora abbiamo perso dei lavori
La risposta più gettonata, con 121 voti, è stata la prima. A seguire, la seconda, la terza e la quarta hanno ricevuto rispettivamente 21, 11 e 3 voti.
Il secondo sondaggio, creato a giugno, poneva la seguente domanda: il Covid ha condizionato i vostri programmi di acquisto di macchine movimento terra e attrezzature per il 2020?
- “non mi ha condizionato, farò gli acquisti che mi ero programmato”
- “sì mi ha condizionato, aspetto ancora qualche mese prima di fare gli acquisti programmati”
- “sì mi ha condizionato, per quest’anno non farò gli acquisti programmati”
- “ho fatto acquisti non programmati per mole di lavoro”
Anche in questo caso, la risposta più gettonata è stata la prima con 28 voti. A seguire, la seconda e la terza hanno ricevuto rispettivamente 27 e 21 voti.
Ma eccoci all'inchiesta di QDMT che ha selezionato un’impresa di costruzione per ciascuna delle prime 4 risposte al primo sondaggio.
Le interviste di QDMT
“È cambiato poco o nulla e abbiamo molto lavoro”
Fulvio e Fabrizio Vangi, Vangi e Vangi Inerti
L’impresa Vangi, con sede a Calenzano (FI), è attiva dai primi anni Sessanta sul territorio toscano ed emiliano nel settore delle demolizioni, degli scavi e della realizzazione di strade. La “sorella” Vangi Inerti, invece, si occupa di smaltimento rifiuti edili e di lavorazione e vendita inerti, oltre che di autotrasporto. Insieme contano un centinaio di dipendenti e un parco macchine composto da circa 60 camion e 30 MMT. Fabrizio Vangi è amministratore unico di Vangi Inerti, mentre l’impresa Vangi è gestita dal fratello Fulvio.
Al sondaggio promosso da QDMT ha risposto “È cambiato poco o nulla e abbiamo molto lavoro”: può motivarci nei dettagli cosa è accaduto post Covid?
“Con la Vangi Inerti abbiamo sempre lavorato anche durante la pandemia soprattutto grazie all’impianto smaltimento rifiuti; l’impresa Vangi, invece, ha lavorato pochissimo. Ma entrambe le realtà, subito dopo la riapertura dei cantieri, sono ripartite tranquillamente, sia realizzando lavori già acquisiti in precedenza, sia acquisendo nuovi cantieri”.
Cosa si aspetta dal futuro?
“Secondo me lo scossone vero e proprio si avvertirà in autunno, quando un meteo penalizzante per i cantieri andrà a unirsi al rallentamento subìto soprattutto nel segmento privato”.
Il Covid ha condizionato i vostri progetti di acquisto di macchine e attrezzature? Avete in programma di acquistarle durante l'anno o avete dovuto posticipare?
“Noi, in realtà, abbiamo acquistato due macchine: una pala gommata Volvo L150 per Vangi Inerti e un escavatore Case da 35 quintali per la Vangi, oltre a un autocarro con gru. Pensiamo che il mondo non finisca, siamo stati ottimisti nel fare questi investimenti. Si trattava comunque di acquisti già programmati. L’unico aspetto negativo per noi è stato il ritardo nei pagamenti da parte dei fornitori: causa Covid hanno sin dall’inizio posticipato i pagamenti, e sinceramente da parte di alcuni ci è sembrato si strumentalizzasse un po’ la situazione”.
“È cambiato poco o nulla ma abbiamo poco lavoro”
Enzo Cascini,
Cascini Costruzioni
Cascini Costruzioni è nata con l'intento di dare continuità alla lunga attività imprenditoriale familiare, dopo ben 40 anni di presenza sul territorio abruzzese. Un’esperienza trasmessa dal padre ai figli: Enzo Cascini, titolare dell’impresa, è oggi affiancato dal figlio Mirko.
Con sede a Cerratina di Pianella (PE), nell’entroterra pescarese, opera principalmente tra Pescara e Chieti, dopo aver lavorato per molto tempo nella realizzazione di metanodotti, elettrodotti e acquedotti, ora si occupa di movimento terra, demolizioni, recupero e smaltimento inerti. Lavora per conto di grandi imprese: dotata di circa 30 tra MMT e automezzi, di un impianto di recupero materiali inerti e di un impianto misti cementati, Cascini Costruzioni, forte di un organico di una dozzina di persone, è l’azienda di cui, chi acquisisce grandi commesse, si può fidare.
Al sondaggio ha risposto "È cambiato poco o nulla ma abbiamo poco lavoro": può spiegarci cosa è accaduto nel post Covid?
“L’impianto ha praticamente ripreso a lavorare quasi come prima, c’è però poco di concreto, basti dire che come movimento terra siamo intorno ai 5-6.000 metri cubi. Il Covid ha accentuato la “guerra dei prezzi”: qui nella nostra zona, pur di lavorare, in molti fanno prezzi stracciati. Ecco, noi ci teniamo a lavorare bene e a mantenere la buona fama del nostro nome, costruita negli anni con tanto impegno”.
Cosa si aspetta dal futuro?
“Mi aspetto che la ripresa vada a rilento. Il cambiamento è stato radicale e inaspettato, è normale ci voglia un po’ di tempo affinché tutto torni come prima”.
Il Covid ha condizionato i suoi progetti di acquisto di macchine e attrezzature? Ha in programma di acquistarle durante l'anno o ha dovuto posticipare?
“Non abbiamo posticipato, abbiamo acquistato. Noi in genere acquistiamo molti mezzi all’estero, e così abbiamo fatto anche durante il Covid, comprando tra i vari un bulldozer in Francia e un escavatore in Germania. E come facciamo sempre, dopo averli acquistati, li ripristiniamo nella nostra officina. Per noi prenderci cura delle macchine, che sono il nostro lavoro quotidiano, è davvero una grande passione”.
“Abbiamo avuto un incremento di lavoro”
Matteo Rosset,
ReTech
Una realtà giovane, al passo coi tempi, in grado di evolversi di continuo. Si chiama ReTech e, situata a Pordenone, opera in tutto il Triveneto occupandosi principalmente della posa di infrastrutture necessarie alle telecomunicazioni. Nata a febbraio 2019 ha una doppia anima: si occupa sia di scavi che di demolizioni; in questo periodo però è focalizzata per lo più sugli scavi per la posa della fibra ottica. E ha sempre lo sguardo ben puntato in avanti: sta ampliando l’offerta dei servizi con l’apertura di un centro di riciclaggio, attività complementare a quelle già effettuate, che permette il recupero del materiale scavato e la successiva vendita per riempimenti scavi.
Ma non è tutto: l’azienda investe molto nell’evoluzione tecnologica anche con l’acquisto di macchine particolari, come la minitrincea per fibra ottica firmata Garbin, e con supporti informatici all’avanguardia per monitorare costantemente l’avanzamento lavori.
ReTech è una vera impresa di famiglia: Matteo Rosset, direttore tecnico, è affiancato infatti dalla titolare, la moglie Maria Grazia, dal fratello Alberto e dalla figlia Paola.
Ecco i numeri del parco macchine: due autocarri, un autotreno, un autoarticolato, cinque furgoni, cinque miniescavatori, quattro minipale, oltre a un trencher.
Al sondaggio ha risposto "Abbiamo avuto un incremento di lavoro": può illustrarci cosa è accaduto nel post Covid?
“Durante l’emergenza sanitaria non ci siamo mai fermati. Anzi, abbiamo dovuto aumentare l’orario di lavoro perché i committenti ci chiedevano un più alto livello di produzione: per consentire a tante persone di lavorare in smart working era necessario realizzare linee in fibra da ultimare in tempi brevi. Così abbiamo passato il periodo del lockdown a organizzare i cantieri stradali in maniera diversa da prima. Paradossalmente il traffico molto più contenuto della norma ci consentiva di lavorare in maniera più agile, seppure sempre sotto il rigido controllo delle forze dell’ordine, utilizzando i dpi e rispettando il distanziamento sociale. Grazie all’incremento dei ritmi lavorativi e alla possibilità di muoverci liberamente nei paesi, abbiamo svolto i lavori in maniera più veloce, snella e produttiva. Un esempio concreto? Nel comune di San Giorgio della Richinvelda siamo riusciti a chiudere il cantiere con due mesi e mezzo di anticipo”.
Cosa si aspetta dal futuro?
“Sono molto ottimista, le prospettive con la fibra ottica e tutto ciò che ne consegue sono ottime. Noi cercheremo di allargare sempre di più la nostra offerta di servizi per poter diventare un interlocutore unico per i nostri clienti”.
Il Covid ha condizionato i suoi progetti di acquisto di macchine e attrezzature?
“Eravamo in attesa di una minipala e di un miniecavatore da 35 quintali, entrambi a marchio Doosan, dal nostro dealer di fiducia, DMO, filiale di Campoformido. Abbiamo in previsione di acquistare anche un cingolato da 250 quintali e una pala gommata da 120 quintali.”
“Questa quarantena ci ha messo in ginocchio”
Antonino Zagari,
Zagari Costruzioni
Zagari Costruzioni è ubicata a Bagnara Calabra, comune della città metropolitana di Reggio Calabria. Nata nel 2002, l’impresa effettua costruzioni edili, lavori pubblici e movimento terra.
Al sondaggio ha risposto "Questa quarantena ci ha messo in ginocchio": può illustrarci cosa è accaduto nel post Covid?
“Per quanto riguarda gli effetti post Coronavirus la situazione è abbastanza drammatica, anche perché nelle nostre zone c'è poco lavoro.”.
Il Covid ha condizionato i suoi progetti di acquisto di macchine e attrezzature? Ha in programma di acquistarle durante l'anno o ha dovuto posticipare?
“Per il momento non siamo propensi a investire in macchine nuove. Quelle che abbiamo, ultimamente sono ferme. Speriamo fortemente in un rilancio dell’economia”.
CONCLUSIONI - L'impatto del Covid-19 sul movimento terra
Ed eccoci alle battute finali dell'inchiesta... Come si evince dalle risposte, si respira aria di ottimismo, in particolare sul fronte acquisti MMT. Tre imprese su quattro hanno comprato mezzi anche durante l'emergenza sanitaria e hanno in programma di acquistarne altri durante l'anno.
Un aspetto che salta all'occhio è l'incidenza della territorialità sul lavoro: in aree geografiche economicamente depresse, il Covid-19 ha rappresentato l'ulteriore spinta verso una discesa già iniziata, mentre in zone come il Friuli è la stessa rincorsa tecnologica del territorio a sollecitare modi differenti di operare, portando a specializzarsi in mercati (per esempio quello della fibra ottica) in grado di mettere in moto l'economia locale.